La Grande Nevicata del 1956
La nevicata del 1956 fu uno degli eventi più intensi e duraturi sulla nostra penisola, coinvolse in prevalenza il mese di Febbraio con un blocco configuratorio che portò danni e problemi fino al mese di Marzo. A più riprese venne coinvolta tutta la penisola.
Tutto iniziò intorno alla fine del mese di Gennaio, con una configurazione tipica delle maggiori ondate di freddo su suolo italico.

La sinottica dell’1 Febbraio infatti mostrava un potente anticiclone termico Russo, ormai estinto ai tempi nostri, invadere l’Europa a partire da est, favorito da un Vortice Polare raccolto ad Ovest con una depressione sul Mediterraneo.
La combo tra aria umida Mediterranea e quella gelida siberiano creò condizioni perfette per una configurazione micidiale sotto ogni punto di vista.
L’aria siberiana convogliata dall’Anticiclone infatti, cominciò a penetrare da EST e dalla porta della bora i primi di Febbraio. Parliamo di aria puramente siberiana con Isoterme fino a -25 gradi ad altezze di 1300 metri in libera atmosfera. La neve cadde copiosa anche in aree dove solitamente si verifica raramente, come le coste meridionali e le isole.

Tra febbraio e marzo, temperature al di sotto dello zero si registrarono in gran parte del Paese. Roma fu coperta da uno spesso manto bianco, mentre città come Firenze e Napoli vissero nevicate storiche. L’Italia settentrionale, abituata a inverni rigidi (all’epoca), affrontò uno dei peggiori congelamenti degli ultimi secoli.
Focus sulla Romagna
In Romagna, la situazione fu particolarmente critica. La neve cadde per giorni senza sosta, accumulandosi fino a livelli straordinari che superarono i 2 metri in alcune zone collinari. Anche lungo la costa, dove la neve è solitamente un evento raro e limitato, ci furono accumuli significativi.
La popolazione, spesso poco preparata per eventi così estremi, si trovò ad affrontare difficoltà mai sperimentate. I trasporti furono bloccati, con treni e autobus costretti a fermarsi, mentre molte strade divennero impraticabili. Gli approvvigionamenti di cibo e legna per il riscaldamento divennero un problema, specialmente nelle zone rurali.

Le immagini storiche di quel periodo mostrano città come Cesena, Ravenna e Rimini sepolte sotto metri di neve. Le spiagge, solitamente simbolo dell’estate romagnola, apparivano completamente trasformate, con dune di neve al posto della sabbia.

Accumuli nevosi in alcuni paesi del Nord

Terrazza del Pincio a Roma nel 1956
Molti raccontano ancora oggi di come le comunità si organizzarono per spalare la neve e aiutarsi a vicenda. Le scuole rimasero chiuse per settimane, mentre gli agricoltori lottavano per proteggere il bestiame e le colture. Nonostante le difficoltà, la nevicata del ’56 è ricordata con un misto di nostalgia e rispetto per la forza della natura.
Dall’epoca possiamo riuscire a risalire ad alcuni dati significativi, che però non sono esaustivi e completi ma danno un’idea della situazione dell’epoca.
Ecco alcuni dati significativi:
Temperature estreme:
in diverse città italiane si registrarono minime record, la maggior parte nel momento di picco dell’ondata tra 14 e 16 Febbraio, specie in Pianura Padana.
- Plateau Rosà -34,0
- San Valentino alla Muta (Passo Resia) -28,2
- Dobbiaco -27,4
- Passo Rolle -24,2
- Paganella -23,3
- Tarvisio -22,4
- Monte Cimone -21,8
- Torino Caselle -21,8
- Bergamo -20,1
- Vicenza -18,6
- Verona -18,4
- Milano-Malpensa -17,8
- L’Aquila -17,8
- Monte Terminillo -17,2
- Passo della Porretta -16,9
- Piacenza -16,7
- Treviso -16,6
- Monte Bisbino -16,5
- Bolzano -15,6
- Milano-Linate -15,6
- Passo della Cisa -15,6
- Padova -15,4
- Passo dei Giovi -14,8
- Rifredo Mugello -14,8
- Brescia -14,6
- Trieste -14,6
- Aviano -14,4
- Bologna -14,4
- Rimini -14,2
- Ravenna-Punta Marina -14,0
- Ferrara -12,8
- Torino-Bric della Croce -12,8
- Pescara -12,6
- Monte Scuro -12,2
- Firenze -11,4
- Pisa -11,2
- Venezia-San Nicolò -11,1
- Albenga -11,0
- Mondovì -10,8
- Frontone -10,0
- Trevico -9,8
- Grosseto -9,5
- Fonni -9,4
- Latronico -9,0
- Potenza -8,4
- Monte Sant’Angelo -8,2
- Crotone -7,7
- Prizzi -7,2
- Roma-Ciampino -6,9
- Bracciano-Vigna di Valle -6,5
- Genova -6,1
- Catania -5,6
- Enna -5,4
- Roma-Urbe -5,4
- Napoli -4,5
- Termoli -3,4
- Cagliari -3,2
- Guardiavecchia -3,0
- Alghero 4 febbraio -2,5
- Bari Palese -2,0
- Capo Palinuro -2,0
- Lecce Galatina -1,9
- Brindisi -1,6
- Capo Bellavista -1,5
- Isola di Capri -1,5
- Santa Maria di Leuca -1,4
- Isola di Ponza -0,5
- Capo Carbonara -0,4
- Messina 9 febbraio 0,0
- Palermo 8 febbraio 0,0
- Cozzo Spadaro +0,1
- Pantelleria +0,4
- Ustica 9 febbraio +0,5
Durata:
Le nevicate in Romagna durarono per quasi tre settimane consecutive, con diversi episodi intensi che si alternarono a brevi periodi di sole. La neve iniziò a cadere copiosa già dai primi giorni di febbraio e proseguì fino a marzo inoltrato.
L’impattante situazione sulla Romagna
Trasporti e infrastrutture paralizzati
In tutta la Romagna, strade e ferrovie furono completamente bloccate per giorni. Treni e autobus non poterono circolare, lasciando molte zone isolate, soprattutto quelle montane. I collegamenti con le città furono ripristinati solo grazie all’intervento dell’esercito, che utilizzò mezzi specializzati per rimuovere la neve.
Emergenza nelle campagne
Gli agricoltori affrontarono sfide enormi. La neve pesante causò il crollo di stalle e fienili, mentre gli animali rimasero intrappolati o senza cibo. Molte colture furono danneggiate dal gelo, con un impatto economico significativo sulla regione, fortemente agricola.
Solidarietà e adattamento
Nonostante le difficoltà, la grande nevicata favorì la solidarietà tra le persone. Gli abitanti delle comunità si organizzarono per spalare neve, condividere provviste e prendersi cura dei più vulnerabili. Nelle città, i mercati all’aperto furono sostituiti da piccole distribuzioni organizzate nei cortili e nelle piazze coperte.
La grande nevicata del 1956 in Romagna è stata un evento straordinario, capace di lasciare un segno profondo nella memoria collettiva. Nonostante le difficoltà, è anche ricordata per il senso di comunità e resilienza mostrato dagli abitanti.
Se hai testimonianze o aneddoti legati a questo storico inverno, fammeli sapere: le storie personali arricchiscono il valore della memoria storica e potrò condividerle con tutti!